La Valle Taleggio

E’ la principale valle affluente in destra orografica del Fiume Brembo

La Val Taleggio ha una precisa identità storica e un passato di fiera indipendenza. Fino all’inzio di questo secolo l’accesso alla valle era possibile solo attraverso i valichi poco battuti della Forcella di Bura, per chi veniva da Bergamo attraverso la Valle Brembilla, del Culmine di San Pietro per chi proveniva dalla Valsassina e del Passo di Baciamorti per i collegamenti con l’alta Val Brembana attraverso la Val Stabina. Ora la strada provinciale consente di accedere direttamente dal fondovalle superando il suggestivo e spettacolare orrido scavato dal Torrente Enna tra il Monte Cancervo e il Monte Sornadello.


I versanti della valle presentano caratteristiche molto differenti: le pendici esposte a meridione hanno una morfologia dolce disegnata dai coltivi e dalle numerose contrade rurali; sulla sponda opposta, con l’eccezione della conca di Peghera, dominano versanti ripidi e scoscesi che ospitano vasti ed ininterrotti boschi di latifoglie. Le originarie architetture civili della Val Taleggio sottolineano la singolare identità di questa vallata e costituiscono, insieme a quelle della limitrofa Valle Imagna, una tipologia assolutamente unica, che non trova riscontro sul resto del territorio alpino. Gli edifici sono sempre in pietra calcarea locale, molto regolari, a pianta rettangolare, singoli o aggregati, con volumi estremamente semplici e lineari, sottolineati dai precisi spigoli, realizzati con pietre d’angolo accuratamente lavorate e dagli spettacolari tetti spioventi di lastre calcaree. Queste coperture sono senz’altro il particolare architettonico che rende caratteristiche ed uniche le costruzioni della valle.

La presenza in loco di cave di pietra calcarea affiorante in regolari depositi stratificati e l’impossibilità di affrontare gli alti oneri di trasporto necessari per reperire altrove un differente materiale di copertura, hanno determinato lo sviluppo di questa particolare tecnica costruttiva Le pietre impiegate (pióde) arrivano anche a spessori di 7/8 cm e, a causa dell’elevato peso, non possono essere appoggiate parallelamente all’orditura del tetto, come avviene con le ardesie di Branzi e Valleve, ma devono necessariamente essere appoggiate orizzontali una sopra l’altra a scalare, in modo che il grande peso della copertura (fino a 150 Kg/mq.) si scarichi parzialmente sui massicci muri perimetrali. Purtroppo queste coperture risentono in modo particolare dell’usura del tempo. Mentre gli edifici minori e i fabbricati rurali in discrete condizioni si possono ancora incontrare con relativa frequenza, le costruzioni di una certa rilevanza sono restate poche. Tra queste si segnalano la casa signorile dei Borghi” nel centro di Sottochiesa, che si distingue per la composizione a più falde del tetto, la bella abitazione sulla corna di Pizzino e il caratteristico nucleo di Ca’ Corviglio. La Valle Taleggio merita di essere percorsa e visitata nella sua interezza e pertanto non si può prescindere dall’uso dell’automobile. Le sensazioni più penetranti però restano quelle che si assaporano percorrendo a piedi le antiche mulattiere, cogliendo tutti i particolari di un ambiente che mantiene ancora una dimensione genuina e semplice. L’itinerario proposto segue una antica ed agevole strada di collegamento tra le frazioni di Sottochiesa, Pizzino e Fraggio, ricca di spunti storici, culturali e architettonici. E’ un percorso facile ed accessibile a tutti, che supera un modesto dislivello e che tocca località sempre servite o limitrofe alla strada carrozzabile. Punto di partenza è il piazzale presso la sede della Pro-Loco a Sottochiesa. Prima di imboccare la mulattiera può essere interessante soffermarsi su alcuni aspetti significativi presenti nel borgo, tra cui citiamo brevemente la Colonna Fidelitas Talegii, con la quale nel 1609 la comunità della Valle rinnovò la fedeltà alla Repubblica di Venezia, la bella torre-campanile romanica e la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, che ospita una importante pala dipinta dal Vicentino nel 1581 raffigurante la Beata Vergine attorniata dai Santi. Da Sottochiesa, seguendo una ripida mulattiera, si raggiunge la Rocca di Pizzino (circa 20 minuti) dove sorgeva la famosa ed imprendibile fortificazione denominata “Castri Picini”, che nel 1400 fu teatro di un memorabile assedio delle truppe milanesi e dei Ghibellini di Vedeseta.

I Guelfi della Val Taleggio resistettero ai numerosi assalti e impedirono ai milanesi l’accesso al Passo di Baciamorti e quindi all’alta Valle Brembana. Con questa impresa la Val Taleggio si meritò la benemerenza da parte dei Dogi di Venezia e il riconoscimento dei propri statuti. Della Rocca non resta traccia, però si possono ammirare le belle costruzioni presenti al suo posto e forse erette sulle fondamenta del castello. La Corna di Pizzino costituisce inoltre uno spettacolare balcone panoramico affacciato su tutta la Val Taleggio. Dall’apside della chiesa di San Ambrogio, probabilmente la più antica della valle, si oltrepassano le Case Caraver e dopo una fonte si piega a sinistra, uscendo dal paese per scendere verso la Valle Salzana. Poco dopo un ponticello si incontra un bivio: prendendo a sinistra si arriva in breve al Santuario di Salzana; proseguendo in piano verso destra si attraversano prati, cascine e boschi di faggio fino alla fonte dedicata al Cardinale San Carlo Borromeo, che passò di qui durante il suo peregrinare per la valle nel periodo della Controriforma. Dalla fontana si salgono alcuni tornanti fino ai prati della frazione di Fraggio, dove si incontra la bella chiesa quattrocentesca di San Lorenzo (circa 30 minuti da Pizzino). Questa è rimasta l’unica struttura che ci testimonia come doveva essere l’architettura degli oratori tra il 1300 e il 1500.

All’interno si può ammirare una pregevole crocefissione cinquecentesca di autore sconosciuto. L’originale campaniletto a vela, ripreso anche nell’oratorio di San Antonio presso la contrada Grasso, costituisce un esempio piuttosto raro nella bergamasca. Purtroppo della bella frazione resta assai poco: quello che doveva essere uno dei più antichi e caratteristici nuclei della Valle è quasi completamente ridotto ad un cumulo di macerie e i caratteri architettonici e stilistici delle abitazioni possono essere solo immaginati osservando le belle pietre lavorate che ancora non sono state sottratte. Tornando dalla medesima mulattiera si percorre la valle in discesa e, superato il bivio per Pizzino, si arriva in breve al Santuario di Salzana dedicato a S. Maria Assunta. Il Santuario venne edificato nel 1466 a ricordo di un terrificante smottamento che, il 27 novembre del 1359, dopo numerosi giorni di forti precipitazioni, inghiottì letteralmente le abitazioni della frazione Salzana, provocando la scomparsa di decine di famiglie. La decisione di costruire il santuario fu presa rapidamente quando, nel 1466, una seconda calamità distrusse quel poco che i superstiti erano riusciti a ricostruire. Il Santuario venne dedicato alla Madonna perché pare che l’unica a salvarsi da tanto cataclisma fu una piccola edicola contenente una statua lignea policroma raffigurante una Madonna con Bambino. All’interno del Santuario, vi è anche una preziosa pala del 1534 dedicata a S. Maria Assunta, ispirata dalla più famosa opera eseguita da Lorenzo Lotto. Dal Santuario si può prendere un sentiero che risale a Pizzino, oppure scendere per la bellissima e comoda mulattiera che torna a Sottochiesa (circa 20 minuti, segnavia CAI 155).;