Erba di San Pietro

Tanacetum balsamita

in dialetto è conosciuta come Èrba san Pédra

Pianta erbacea perenne della famiglia delle composite conosciuta nelle varie regioni italiane come erba della Bibbia, menta romana, erba amara, erba buona, erba della Madonna, erba di santa Maria, fritola o menta greca. Il suffisso balsamita deriva dal greco e vuol dire “fiore d’oro che profuma di balsamo”. La conoscenza della pianta è documentata fin dai tempi degli egizi, dei greci e dei romani che contribuirono alla sua diffusione in tutta Europa. La pianta si sviluppa in regioni temperate, predilige gli spazi aperti e liberi ma ben esposti al sole, sono indicate le zone pianeggianti e i pendii delle colline. Questa erba si riconosce per il fogliame allungato e largo, lievemente seghettato ai margini, verde chiaro, brillante che emana un forte profumo di menta e limone. I fiori sbocciano a fine giugno (29 giugno, San Pietro) e sono riuniti in capolini giallo oro. Si utilizzano soprattutto le foglie e meno i fiori, per ottenere degli ottimi digestivi, ma anche si usano contro i dolori intestinali, raffreddori, bronchiti. Esse aiutano a stimolare il fegato e la cistifellea, oltre a curare piccole ferite o punture di insetti. Nel 1532, si scriveva così: “Un’infusione delle foglie della pianta è particolarmente indicata nei disturbi dello stomaco e della testa”. Il tanacetum balsamita ha anche un effetto emmenagogo. Nel 1720, tra gli altri usi, si raccomandava l’uso del succo della pianta come diuretico e come rimedio in caso di febbre. E così si diceva: “La polvere delle foglie può essere presa in una dose 1/2 a 1 dramma alla mattina e alla sera. E’ raccomandata nei casi di gotta, è astringente, rende resistenti al veleno e ai morsi delle bestie velenose e uccide i vermi nel corpo umano. L’olio riscaldato tramite esposizione al sole, ha potere riscaldante ed è particolarmente utile nei gonfiori tipici della gotta, nella sciatica ed in altri dolori simili. Il cataplasma può essere applicato sulle vesciche causate da ustioni. La tintura alcolica aiuta in caso di debolezza del  fegato e rafforza i nervi e le funzionalità del cervello”. Una curiosità: dato il profumo delle sue foglie, queste venivano utilizzate anticamente anche come segnalibro per le Bibbie.

A causa del profumo e sapore delle sue foglie, il tanacetum balsamita era molto utilizzato per dare un aroma speziato alla birra. Oggi in cucina le foglie sono utilizzate nel ripieno dei ravioli di magro, per insaporire il minestrone e nella rinomata frittata con l´erba di San Pietro che riportiamo di seguito: tritare finemente un mazzolino di foglie di erba di San Pietro e un mazzetto di erbette. Sbattere bene con una forchetta tre o quattro uova intere, salare, unire una manciata di parmigiano grattugiato ed il verde e versare il tutto in una padella a fuoco vivo, ove sta friggendo un po’ di burro e olio. Tenere continuamente in agitazione la padella e sollevare tutt’intorno i bordi della frittata. Quando sembra cotta, girare la frittata con un piatto largo quanto il fondo della padella e si torna a rimettere al fuoco, avendo aggiunto di nuovo un po’ di burro e olio. Quindi, cotta, si torna a girare la frittata e si porta caldissima in tavola.

Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato).