Altea

Althaea officinalis

In dialetto è conosciuta come “Malvù”

L’Altea è una pianta erbacea perenne dolciastra e mucillaginosa della famiglia delle Malvacee. La consuetudine popolare le ha attribuito anche il nome di bismalva cioè due volte malva, per sottolineare l’efficacia dei suoi principi attivi. Alta fino a 150 cm., ha una radice spessa, lunga, a fittone. Le foglie, grigio-verde, sono ricoperte da una folta peluria morbida. I fiori, bianchi o rosa, a 5 petali e con stami violetti, compaiono da primavera a tarda estate. Questa pianta cresce solitamente in luoghi umidi, lungo i fossi, i canali, gli argini e attorno alle case di campagna. Allo stesso genere appartengono alcune specie, come Althaea rosea, coltivate a scopo ornamentale. Il nome di questa erba, citata in testi di Pitagora, Platone e Virgilio e conosciuta e utilizzata come pianta medicinale e alimentare sin dal IX sec. A. C. dagli antichi Egizi e Siriani, deriva dal termine greco altheîn che significa “guarire”. Altea era un’eroina mitologica greca, moglie di Oineo, madre di numerosi figli, fra cui Deianira e Meleagro. Probabilmente in relazione alle sue virtù terapeutiche, nel linguaggio dei fiori le è stato attribuito il significato di “beneficienza”.

L’Altea possiede proprietà lenitive ed emollienti e svolge un’azione decongestionante del cavo orale e delle vie respiratorie in generale: è infatti un ottimo espettorante e sedativo per calmare forme influenzali, raffreddore, attacchi di tosse secca e stizzosa, catarro nei bronchi e nei polmoni, infiammazioni della faringe e della trachea, irritazioni della bocca e delle gengive, mal di gola, ascessi, infiammazioni dentarie, raffreddore: in tutti questi mettere in infusione, in un lt. di acqua bollente, 30 gr. di foglie o fiori essiccati e leggermente sminuzzati; lasciare riposare per 15 minuti, quindi colare e assumere 5 tazze durante la giornata. E’ inoltre molto utile come emolliente e disinfiammante delle mucose dell’apparato digerente: svolge infatti un’efficace azione nella cura e nel trattamento di gastriti e ulcere gastriche, colite, diarrea, pigrizia intestinale, stitichezza. Il decotto di radice è un ottimo rimedio per curare le infiammazioni cutanee, i foruncoli, le punture d’insetto, le ragadi, le scottature e le infiammazioni agli occhi: fare bollire in mezzo lt. di acqua 15 gr. di radice essiccata e ridotta in pezzi; togliere quindi dal fuoco, lasciare riposare per 10 minuti e filtrare. Bere 3 tazze calde di decotto al giorno, aggiungendo un poco di miele per dolcificarlo. La mucillagine di questa pianta ha evidenziato forte attività ipoglicemica, quindi in soggetti in trattamento con insulina, può ridurre ulteriormente i livelli glicemici. A livello estetico, con l’Altea si può ricavare una lozione per pelli delicate e particolarmente sensibili al vento e ai rigori della stagione invernale oltre che a un decotto per le mani arrossate e screpolate. Le Malvaceae già nell’antichità venivano impiegate spesso come cibo prelibato presso i romani mentre erano consumate in tempi di carestia dai greci, turchi e siriani. Nella bergamasca i fiori e le foglie tenere sono gli ingredienti delle insalate primaverili, mentre le foglie più grandi vengono impanate e fritte, oppure inserite nelle zuppe di erbe o nel minestrone; le foglie servono anche per aromatizzare olio e aceto. La radice viene dapprima lessata e quindi fritta in poco burro. In passato le radici di Altea erano usate come ingrediente per le confetture e gli sciroppi. Ridotta in polvere e quindi sciolta in acqua zuccherata, la radice origina un impasto dal sapore dolce.

Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi
con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato)