Sentiero del Benigni

Il Sentiero geologico del Rifugio Benigni è dedicato a tutti coloro che desiderano conoscere dal vivo i tratti salienti della geologia delle Alpi Orobie Occidentali ed approfondire la comprensione di un ambiente naturale maestoso ed affascinante.

Le rocce e le complesse architetture di questo tratto di catena orobica, osservate lungo il sentiero per il Rifugio Benigni, consentono di ricostruire i principali processi geologici avvenuti nella regione alpina nel lontano paleozoico e quelli che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo delle Alpi. La descrizione del sentiero è rivolta anche a quanti hanno poca familiarità con i fondamenti e con il linguaggio della geologia; le difficoltà del primo impatto, sicuramente non trascurabili, potranno essere superate con l’aiuto del glossario. In questo modo sarà possibile rendersi conto che le rocce posseggono una prodigiosa memoria dei loro processi evolutivi e che non è difficile entrare nei loro misteriosi segreti. Il testo è stato redatto anche con l’intento di fornire un utile strumento per la didattica: lo studente può approfondire e verificare in modo critico la propria cultura, toccando con mano alcuni degli argomenti appresi a lezione e studiati sui testi. Gli insegnanti possono utilizzarlo come tema di ricerche in aula e meta di escursioni alternative. La lettura e la comprensione di carte geologiche e topografiche può essere uno strumento fondamentale per avviare gli allievi verso una corretta comprensione del territorio. La partenza m 1532 il sentiero inizia in localita Sciocc, sulla strada carrozzabile che sale ai Piani dell’Avaro in comune di Cusio e segue il segnavia CAI 108 per il Rifugio Benigni fino al Passo di Salmurano. All’inizio e lungo la controriva stradale si possono osservare numerosi strati della formazione di Collio.


Si tratta di rocce sedimentarie di natura particellare in cui la dimensione dei granuli è della taglia delle arenarie e delle siltiti (frazioni granulometriche comprese rispettivamente tra 0.004 mm e 2 mm). Questi depositi sono di natura esclusivamente terrigena derivando dall’azione di smantellamento del basamento cristallino (formato dagli attuali micascisti e gneiss presenti nei settori settentrionali) e dei prodotti prevalentemente effusivi messi in posto dai vulcani e dalla loro attività, sia come colate laviche, sia come corpi iniettati. La stratificazione è ben visibile essendo i singoli strati divisi tra loro da giunti ben individuabili anche per la presenza nelle loro parti sommitali di veli di pelite. La loro giacitura è complessivamente regolare verso Nord-Ovest ed è interrotta da superfici di frattura (faglie che dislocano la successione) e litoclasi (prevalentemente ortogonali alla stratificazione). La gradazione positiva, localmente ben evidente in alcuni strati, con le particelle più grossolane alla base, indicano che la successione è diritta, cioè ha mantenuto le condizioni originarie che si avevano al momento della deposizione dei sedimenti. L’ambiente di sedimentazione del Permiano inferiore è raffigurato nel Disegno 1 dove è rappresentato un paesaggio caratterizzato da rilievi non molto accentuati (l’oro genesi ercinica è in fase di sviluppo) che vengono smantellati dai corsi d’acqua. I materiali trasportati confluiscono in zone pianeggianti occupate dai bacini lacustri di debole profondità. Gli elementi di taglia più grossolana si fermano nelle zone apicali delle conoidi alluvionali, allo sbocco delle valli, mentre quelli più fini vengono trasportati verso i laghi. L’intera zona è tettonicamente instabile perciò da un lato si ha la surrezione dei rilievi, dall’altro si riscontrano zone in subsidenza. Queste ultime sono occupate dai laghi che vedono in tal modo il loro fondo abbassarsi progressivamente permettendo l’accumulo della potente pila di sedimenti che corrisponde alla Formazione di Collio. Questa formazione ha uno spessore che nei luoghi ove si è meglio conservata (esempio a Trabuchello di Fondra) supera i duemila metri. L’attività vulcanica in questo periodo era molto intensa, sia sotto forma di espansioni laviche che di corpi iniettati all’interno della crosta. Di questi prodotti, nella provincia di Bergamo, si hanno solo locali tracce, mentre in altre regioni (provincie di Varese, Brescia e Trento) hanno formato potenti accumuli con spessori che arrivano al migliaio di metri. La seconda sosta viene proposta in corrispondenza della prima vallecola alquanto incisa che s’incontra circa alla quota 1580 m (a 15 minuti dall’imbocco del sentiero del Benigni). L’osservazione che si propone ha lo scopo di illustrare il meccanismo di venuta a giorno (sorgente) delle acque di circolazione sotterranea che intercettano i massicci rocciosi. Le acque meteoriche penetrano nelle rocce allorquando queste presentano porosità primaria (vuoti tra le particelle) o secondaria (fratturazioni), caso quest’ultimo che si presenta in corrispondenza della Formazione di Collio. Attraverso l’intensa rete di fratture le acque pe-netrano in profondità sino a costituire una sorta di “livello freatico” (o zona di saturazione). La conformazione di questa zona è estremamente varia ma, comunque, è strettamente dipendente da uno o più orizzonti impermeabili. Questi costituiscono un vero e proprio ostacolo alla percolazione delle acque in profondità. In funzione della conformazione fisiogeografica dei luoghi, quando le acque di circolazione sotterranea intercettano uno di questi orizzonti impermeabili, possono essere veicolate verso l’esterno. I luoghi preferenziali sono i versanti e le incisioni vallive, sia lungo i loro fianchi sia nella zona dell’alveo. Dopo aver superato la casera di Valletto a quota 1630 m ed il bivio per Ornica, a quota 1740 m, si entra in una formazione caratterizzata dalla colorazione rossastra. E’ il “Verrucano”, una potente successione conglomeratica e conglomeratico-arenacea del Permiano superiore. Le rocce che si osservano si sono formate in un ambiente di tipo desertico, ove l’azione degli agenti esogeni ha prodotto un intensa alterazione dei sedimenti, mediante ossidazione. La forte colorazione rossastra è dovuta alla presenza di ossidi di ferro (Fe2O3) che hanno pigmentato anche i frammenti di quarzo (minerali vetrosi) presenti nella roccia. La deposizione del Verrucano è avvenuta al termine della fase orogenetica ercinica. La catena si era completamente sollevata, con rilievi molto accentuati che venivano smantellati con facilità, producendo una notevole quantità di detriti. Questi venivano convogliati, al di sopra dei precedenti depositi lacustri, da vere e proprie fiumare. Nella letteratura geologica questi depositi vengono indicati con il termine di “molassa”, che sta ad indicare l’accumulo di materiali derivati dallo smantellamento di una catena appena formatasi. Depositi di analogo significato, ma di età decisamente più recente (oligocenica, circa 30/25 milioni di anni fa) – si rinvengono nel comasco con il termine di “gonfolite” (molassa gonfolitica) e sono dovuti al denudamento della catena formatasi a seguito dell’orogenesi alpina. La sosta a quota 1820 m consente di osservare le caratteristiche litologiche della formazione del Verrucano e permette anche di “toccare con mano” il contatto tettonico che si sviluppa, per faglia inversa, tra la formazione del Collio ed il Verrucano stesso. Come raffigurato nel profilo, in questo punto, a seguito degli sforzi compressivi che questo settore di catena ha subito, le rocce presenti in profondità sono state fagliate e dislocate da piani di taglio. Il tipo di movimento ha pertanto portato le siltiti della formazione del Collio a sovrapporsi (appunto tettonicamente) alle più recenti rocce del Verrucano. Salendo lungo il sentiero del Rifugio Benigni, tra le quote 1820-1850 si ha una visione panoramica dell’anfiteatro di origine glaciale formato dalla quinta che congiunge le creste delle cime Torrione Giacomo-Piazzotti-dorsale del Monte Valletto. Le pareti e i versanti dotati di minore acclività sono impostati in rocce metamorfiche (micascisti e gneiss chiari) mentre le pareti ripide visibili verso ovest sono formate dai conglomerati del Monte Ponteranica. Il contatto tra le due litologie avviene attraverso una superficie di sovrascorrimento. Si tratta di una profonda disgiunzione nelle rocce che ha portato il basamento a sollevarsi di alcune migliaia di metri, fino ad accavallarsi sui termini permiani (conglomerato del Ponteranica a ovest e Verrucano a Sud). Nei dintorni delle quote 1920 -1960 m affiorano dalla cotica erbosa spuntoni di rocce metamorfiche: sono i micascisti dell’originario fondo del bacino. Queste evidenziano belle deformazioni esaltate dall’andamento nastriforme ripiegato soprattutto delle lenti di quarzo. Giunti al passo Salmurano, ci riposiamo mentre lo sguardo spazia verso le valli di Salmurano (a Sud) e di Pescegallo, sino alle cime delle Retiche (a Nord). Riprese le energie, è possibile eseguire una semplice ma interessante osservazione geologica. L’incisione del passo è situata in corrispondenza di una roccia nuova (di colore verde chiaro a grana finissima) non osservata in affioramento, però presente come frammento all’interno delle rocce del Collio. Si tratta di un filone porfirico che si è “intruso” nei micascisti. Questo è un corpo connesso all’attività vulcanica del Permiano che, mentre in altri luoghi ha dato origine a colate ed espandimenti lavici, qui è rimasto intrappolato all’interno del basamento cristallino ed è stato portato a giorno solo grazie all’azione erosiva degli agenti esogeni. Ripreso il sentiero e procedendo verso il Rifugio Benigni, si incontrano nuovamente le siltiti della Formazione del Collio e si osservano, ai piedi della bastionata dei Piazzotti, per la prima volta direttamente, i Conglomerati del Ponteranica. Questi sono caratteristici per l’elevata taglia degli elementi, per il loro buon grado di arrotondamento, per la natura (prevalentemente clasti porfirici) e per la matrice arenacea a grana grossolana che ingloba i clasti. L’itinerario si conclude al rifugio Benigni dopo aver percorso un erto canale impostato lungo una superficie di faglia che separa le rocce della Formazione del Collio a sinistra (Sud) da quella del conglomerato del Monte Ponteranica a destra (Nord).