Val Brembana
La Valle di Scalve rilancia le Orobie con l'Ecomuseo
Assieme alle nuove iniziative, anche il tempo ha favorito l'afflusso sui monti
L'Eco di Bergamo - 27/10/2007)
valle di scalve Difficile parlare di Ecomuseo, quando la sola parola museo spesso evoca stanze un po' noiosette e polverose. Quel prefisso «eco», però, spazza via immagini logore, spalanca la porta su boschi, sentieri e montagne, che nel loro insieme diventano un'esposizione en plain air . Da guardare, ma anche da vivere, con strutture che ne facilitino la fruizione. Ecco, l'Ecomuseo delle Orobie sarà la più grande «collezione» a cielo aperto della Lombardia e una tra le più grandi d'Italia. L'itinerario che attraversa tre valli – Seriana superiore, di Scalve e Camonica, snodandosi su 35 Comuni – punta, con otto itinerari, alla valorizzazione degli antichi tracciati della Strada Verde e Strada Valeriana, quelle che collegavano queste zone con il Nord Europa, riscoprendo mestieri dimenticati (dei minatori, dei carbonai o dei falegnami) e il paesaggio alpino. Con due perni: la Presolana per la Bergamasca e la Conca Arena per il Bresciano. Tredici gli enti coinvolti (tra cui, oltre alle Comunità montane, le Province di Bergamo e Brescia e i due Provveditorati agli studi, la Regione, il Cai, il Parco delle Orobie e quello dell'Adamello, l'Ersaf,) che per la prima volta si danno appuntamento tutti insieme oggi alle 10,30 a Colere. Motore dell'iniziativa, infatti, è l'ente comunitario della Valle di Scalve (capofila della cordata), dove sono stati avviati ben sei progetti (a impatto zero), per un investimento complessivo che supera il milione di euro.

Criteri vincenti
La forza di questo progetto? Non ha dubbi Massimiliano Mandarini, di «Mandarini workshop Service» di Seriate, studio di architettura sostenibile, leader nei settori del paesaggio e del design ecocompatibile, coordinatore dell'Ecomuseo: «Il coinvolgimento nella progettazione delle popolazioni locali, e in particolare delle classi IV e V elementari e degli anziani. L'Ecomuseo, infatti, è quel patto con cui una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio, identifica il proprio bagaglio culturale. E poi i criteri ecocompatibili (efficienza energetica, con impianti a biomassa o fotovoltaici, e materiali locali, come il legno o la pietra) con cui andremo a recuperare edifici altamente rappresentativi, come vecchie fucine o segherie dismesse. Criteri che ci hanno permesso di conquistare sempre i primi posti nelle graduatorie dei finanziamenti regionali ed europei».

sei progetti in Valle di Scalve
Come si diceva, cuore dell'Ecomuseo è la Valle di Scalve, dove sono stati avviati ben sei progetti (tra gli ultimi il recupero della baita Trieste, vedi articolo a fianco). Si tratta di nuovi musei, info-point e strutture turistiche che saranno operativi entro l'anno prossimo e permetteranno il rilancio sostenibile e partecipato dei territori, inserendosi perfettamente e in continuità al contesto naturale. Il primo a essere inaugurato (probabilmente a Natale) e il più corposo (295 mila euro) è il recupero delle ex laverie di Carbonera, a Colere, che diventeranno la sede dell'Ecomuseo delle Orobie e fulcro del Parco geominerario della Presolana. Simbolo di quest'opera sarà la grande vasca «laveria» dei materiali estrattivi che, mantenuta con acqua corrente e illuminata, ricreerà i momenti più salienti dei processi produttivi del passato. La sala delle capriate, invece, verrà destinata a conferenze o attività didattico-culturali. Da qui oggi partirà la visita guidata, con il saluto del presidente della Comunità montana Franco Belingheri.

Da Azzone a Schilpario
Si concluderà invece in primavera il recupero dell'antica segheria di Azzone. Da edificio dismesso diventerà un vero e proprio museo del legno. È uno dei due interventi finanziati per 281 mila euro nell'ambito del sistema turistico della sublimazione delle acque. Oltre a un soppalco destinato alla foresteria, si ricaveranno aule didattiche e per l'esposizione di vecchi attrezzi. Inizierà invece entro Natale il recupero delle infrastrutture storiche dell'ex Villaggio delle miniere di Schilpario, come parco «letterario» in grado di raccontare la civiltà industriale alpina e i mestieri delle miniere. Una fucina e un antico maglio ristrutturato (con il ripristino di un antico canale idrico per il suo funzionamento) ricreeranno le condizioni di lavoro originarie. L'adiacente ex cabina elettrica in stile liberty verrà recuperata con tecniche ecocompatibili e materiali locali, adibita a spazio di accoglienza, centro servizi e per la didattica ambientale, a supporto della fruizione degli spazi minerari. Con aree per la degustazione di prodotti tipici e la vendita di gadget legati alla miniera. È il secondo intervento finanziato dal Sistema turistico, per 145.200 euro.

Nuova pro loco e info-point
È invece appena partito il cantiere per la nuova Pro loco (con info-point) di Colere, progettata insieme ai bambini delle elementari. L'intervento – classificantosi secondo su 400 nell'ambito del progetto Pics (Piani integrati per la competitività del sistema) e finanziato dalla Regione con 87.750 euro – rientra nella riqualificazione del centro del paese, in particolare di piazza Risorgimento e del viale che porta al sagrato della chiesa. Tratto caratteristico dell'edificio – che avrà una tipica architettura alpina e che rientra nella classe energetica A+ (utilizzerà una stufa a biomassa per il riscaldamento e un impianto fotovoltaico per l'energia elettrica) – sarà il grande porticato esterno, per accogliere gli utenti. Del pacchetto ecomuseo fa parte anche la valorizzazione dell'ex casa cantoniera di Colere, di cui si parla sotto.





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