Santa Brigida ora poggia su «piedi» più sicuri, fatti di cemento e argilla. Si sono conclusi, infatti, i primi lavori per la messa in sicurezza dell'ex cava di gesso in località Carale-Monticello. Intervento costato 516 mila euro e assolutamente all'avanguardia per quanto riguarda la tecnica utilizzata (sull'argomento sono state scritte una dozzina di tesi di laurea), ovvero il riempimento dei grandi cunicoli - posti sotto il paese e pieni di 70 mila metri cubi d'acqua - con una speciale miscela di cemento e argilla: finora è stata iniettata miscela per 6.200 metri cubi; in autunno è prevista la realizzazione della seconda fase del progetto con una nuova colata di 15-20 mila metri cubi, del costo di un milione di euro, già finanziato dalla Regione. Ma già questa prima parte dell'intervento ha consentito di mettere in sicurezza l'abitato di Monticello.
L'attività di escavazione del gesso a Santa Brigida iniziò a fine Ottocento e proseguì fino a metà degli Anni Settanta del secolo scorso. Per l'estrazione, sotto il paese, in pratica, vennero realizzati grandi cunicoli, posti su quattro o cinque livelli, profondi oltre 50 metri, larghi e alti anche sei metri, dentro i quali potevano muoversi i camion. Questa situazione - si legge nella descrizione degli interventi – ha provocato fenomeni di dissesto e franamenti nei pressi del centri abitati, destinati a peggiorare in modo esponenziale».
Tre le ex cave interessate ai dissesti: la Bolferino Grassello, la Cornello e infine la Carale Monticello, posta su quattro livelli e occupata da 70 mila metri cubi d'acqua, quindi la più critica e quella oggetto di un primo intervento sperimentale di messa in sicurezza. Santa Brigida, in pratica, è come se avesse per pavimento delle grandi bolle d'acqua, che a lungo andare potrebbero cedere. Fortunatamente sopra questi piedi un po' traballanti non ci sono case, poiché gli scavi vennero fatti in aree non urbanizzate. Intorno, però, sorge tutta Santa Brigida. Quindi la situazione non è delle più rassicuranti seppure questo primo intervento abbia dato buoni risultati.
Tramite alcune trivelle, nel livello più basso della cava di Monticello Carale, sono stati iniettati 6.200 metri cubi di una speciale miscela di cemento, argilla e acqua, frutto di centinaia di prove del Politecnico di Milano. Miscela che, poco alla volta, solidificandosi, ha fatto uscire dalle cave l'acqua. Spiega il sindaco Giuseppe Regazzoni: I monitoraggi effettuati hanno dato i risultati sperati. Oggi possiamo dire che la zona abitata di Monticello è al sicuro. Resta però ancora tanto da fare. A ottobre potrebbe partire la seconda fase di messa in sicurezza ma anche questa non sarà sufficiente per risolvere completamente il problema. Intanto il 28 settembre si terrà un convegno scientifico sui lavori, alla sede della Regione a Bergamo, convegno (a cui prenderanno parte esperti italiani, spagnoli e francesi) che sarà replicato il giorno dopo a Santa Brigida.
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