La tempestività in certi casi è tutto. Un minuto in più o in meno può valere addirittura una vita umana. È il caso delle alterazioni elettriche del cuore, ovvero delle cosiddette fibrillazioni ventricolari, che ogni anno colpiscono l'uno per mille della popolazione e che possono essere efficacemente trattate solo se il primo soccorso avviene al massimo entro 7-8 minuti. Anche in montagna, dove purtroppo la distanza dalle strutture sanitarie rende tutto più complicato.
Proprio per questo, l'onlus Bergamo Vita, assieme al servizio di pronto intervento 118, all'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, all'Ordine dei medici della provincia di Bergamo, al Cai di Bergamo, al Soccorso alpino e all'
Akja (l'associazione volontari soccorso e sicurezza piste da sci), ha deciso di estendere ai rifugi delle Orobie il progetto avviato nel 2001 per organizzare una rete in grado di contrastare la morte cardiaca. Lunedì sera, al termine di un percorso di educazione sanitaria che ha coinvolto 22 persone, sono stati così consegnati dieci defibrillatori ai rifugisti del Cai (
Alpe Corte,
Laghi Gemelli,
Calvi,
Rifugio Longo,
Brunone,
Coca,
Curò,
Albani, Tagliaferri e Gherardi ).
La defibrillazione - ha sottolineato Margherita Rossi del 118 di Bergamo - è l'unica terapia in grado di interrompere l'attività scoordinata del cuore, riportandolo a un ritmo compatibile con la vita. Se eseguita entro 5 minuti dal collasso può salvare molte persone. Per questo dal 2001 abbiamo cercato di estendere la cosiddetta catena della sopravvivenza ai luoghi con grande affluenza di popolazione.
I rifugi delle Orobie - ha aggiunto Luca Barcella della Commissione medica del Club alpino italiano - rientrano certamente in questa categoria anche se nessuno prima d'ora aveva ancora pensato di coinvolgerli in un'iniziativa del genere. Ovviamente non si tratta semplicemente di dotarli di defibrillatori: questo è solo l'ultimo passo di un programma di formazione sanitaria che ha coinvolto i rifugisti orobici per un anno intero. A prevederlo è legge 120 del 2001 secondo cui l'utilizzo del defibrillatore semiautomatico è consentito anche in ambiente extraospedaliero da parte del personale non medico appositamente formato.
Con i dieci apparecchi appena consegnati, il numero dei defibrillatori distribuiti sul territorio provinciale, grazie al progetto Bergamo Vita, sale così a 105: Ciò che vorrei sottolineare - ha concluso il presidente dell'Ordine dei medici Emilio Pozzi, affiancato da Oliviero Valoti, responsabile del 118 di Bergamo, dal presidente del Cai Paolo Valoti e dal presidente della Commissione medica dello stesso sodalizio Daniele Malgrati - è che questi importanti strumenti sono stati acquisiti senza l'intervento di alcuna grossa istituzione o banca, ma semplicemente grazie al contributo dei singoli cittadini cui deve obbligatoriamente andare tutta la nostra riconoscenza.