I sindaci meditano, riflettono su quanto fatto e non fatto in questi mesi. Il sindaco per eccellenza, Piero Busi, da quarant'anni primo cittadino di Valtorta, non rilascia dichiarazioni, ma si limita a dire che si tratta di una situazione delicata, da ponderare con attenzione. E in mezzo al gran manto di neve che addobba in questi giorni le nostre montagne, Busi sta alla finestra e guarda le rocce del Camisolo. Ma anche il grande vecchio della valle dovrà presto prendere una posizione precisa. Il progetto della società London Group Investment Fund Italia, rappresentata da Gianfranco Quarti, architetto di Zogno, prevede l'acquisto degli impianti di risalita dell'Alta Valle Brembana (finora ha acquisito gli impianti di Foppolo e San Simone, per Carona si è fermi al preliminare), il potenziamento, la creazione di collegamenti fra le diverse stazioni sciistiche, la costruzione di alberghi, garni, rifugi, agriturismi, una serie di edifici che si inseriscano perfettamente nell'ambiente.
E i sindaci si augurano tutti quanti che il piano vada in porto, perché si rendono conto che potrebbe trattarsi di una grande occasione per l'economia dell'Alta Valle. Una grande occasione qualora tutto procedesse secondo i migliori auspici, ma un rischio di boomerang nel caso in cui le migliori intenzioni non si rivelassero reali. Dice il sindaco di Valleve, Leandro Eroini, altro veterano della pubblica amministrazione: «Il problema è questo: servono dei progetti molto ben definiti, concreti. I Comuni prima di firmare un accordo di programma devono essere certi di creare le basi dello sviluppo senza pregiudicare l'ambiente che è la nostra vera risorsa. Per adesso i documenti presentati dalla società rappresentata da Quarti non soddisfano questa esigenza di precisione e di concretezza. E direi che questo è il problema principale».
Da parte dei sindaci dell'Alta Valle c'è fiducia nella possibilità di uno sviluppo diverso dal modello realizzato finora, cioè dell'impianto sciistico abbinato alla costruzione di un blocco di seconde case in genere abitate quindici giorni a Natale, un mese d'estate e in qualche week-end. Uno sfruttamento di questo tipo compromette il territorio e arricchisce soltanto i costruttori. Non c'è vero sviluppo per i paesi. I paesi coinvolti nel progetto della «London» sono sei:
Foppolo, Valleve (per
San Simone),
Carona, Piazzatorre,
Valtorta, Mezzoldo. A Piazzatorre sono già sorti problemi sfociati nello stop alla collaborazione fra la London e la Piazzatorre Ski nella gestione degli impianti. Il sindaco di Piazzatorre, Mario Arioli, va per le spicce: Non voglio fare nessuna polemica, sono problemi fra società private. Per quanto ci riguarda aspettiamo un eventuale progetto dettagliato da parte della London Group, sempre che sia interessata a intervenire sul nostro territorio.
I sindaci insistono su questo aspetto. Progetti concreti, dettagliati. E, infatti, Raimondo Balicco, sindaco di Mezzoldo, afferma: «Siamo bloccati perché la progettazione presentata dalla società rappresentata da Quarti non è sufficiente per poter arrivare alla firma di un accordo di programma». Mezzoldo non dispone di impianti sciistici. Tuttavia la London Group aveva pensato a coinvolgere il piccolo comune per una importante ragione: dal rifugio Madonna della Neve (1350 metri di quota, salendo al Passo di San Marco) una seggiovia potrebbe arrivare al Passo di San Simone, a duemila metri, collegandosi di fatto con gli impianti sciistici di San Simone.
Più ottimista la voce del vicesindaco di Foppolo, Beppe Berera: «Penso che il piano della London Group sia molto interessante. Qui a Foppolo hanno acquisito gli impianti sciistici rilevandoli dalla società precedente. I progetti parlano non di altre seconde case, ma di sviluppo alberghiero, di attrezzature sportive e per il tempo libero. Che cosa si può desiderare di più? La "London" ha presentato progetti e documentazioni, se mancano degli elementi non penso che siano sostanziali, ma dettagli di tipo burocratico». Ma evidentemente non tutti sono convinti che si tratti semplicemente di documenti formali. Ribadisce il fronte dei sindaci che non ha ancora siglato il patto di sviluppo: Prima di firmare un accordo di programma dobbiamo sapere in maniera precisa che cosa si vuole davvero costruire o realizzare sul territorio dei nostri paesi.