La Strada Taverna

La strada Taverna è un’unica via di comunicazione del versante orografico sinistro della Valle Brembilla.

Ha reso possibile i collegamenti con i territori della media e bassa Valle Brembana e con gli importanti centri di Zogno e San Giovanni Bianco. L’imbocco della strada è ubicato in località Ponti di Sedrina, sul lato di monte della strada provinciale che sale a Brembilla, in corrispondenza del bellissimo ponte medioevale del Cappello, inizio della Valle Brembilla, anticamente utilizzato da coloro che, provenienti da Almenno, sede della Corte e del potere centrale, volevano raggiungere la valle attraverso Ubiale e Clanezzo. L’accesso è ben riconoscibile ed è indicato con il segnavia CAI 592. Il percorso risale il versante sinistro e congiunge le contrade di Cà Meneghina, Cà Marta, Pratonuovo e Maroncella fino a raggiungere Sant’Antonio Abbandonato, Catremerio e, poco oltre il valico di Crosnello, le contrade alte dei comuni di San Pellegrino Terme e San Giovanni Bianco. In origine la mulattiera assunse la denominazione di Strada Meneghina di Brembilla, dato che il primo abitato ad essere raggiunto è quello di Cà Meneghina. Successivamente, anche sulle antiche mappe catastali lombardo-venete, viene indicata come Strada Taverna, probabilmente in virtù di qualche importante luogo di sosta lungo il tragitto per la Valle Brembilla. Una testimonianza che potrebbe avvalorare questa ipotesi si incontra a Castignola di Là, frazione di Sant’Antonio Abbandonato di Brembilla, dove è rimasto intatto un bell’edificio caratterizzato da un’ampia sala lastricata con camino centrale; sul portale di ingresso si può osservare l’incisione che reca la data del 1507, la più antica trovata nel Comune di Brembilla.


Nel tratto iniziale, camminando ancora sul selciato originario, si sale con ripidi tornanti fino alla santella votiva dedicata alla Madonna e ai Santi protettori Gaetano ed Antonio. Superati gli edifici di Cà Meneghina si raggiungono gli enigmatici muraglioni di Cà Marta, imponenti strutture apparentemente senza senso, che rappresentano forse l’elemento più misterioso della strada. Si tratta di una serie di muri costruiti lungo il pendio e delimitati da scalinate che salgono dal fondo fino alla sommità. Anche se attualmente gli spazi tra i rilevati sono utilizzati a prato per il foraggio degli animali, appare improbabile che queste impegnative costruzioni fossero originariamente dei semplici terrazzamenti per le coltivazioni. Secondo l’ipotesi più plausibile ed accreditata i muri costituirebbero le fondamenta di una fortificazione degli inizi del 1400, costruita dai ghibellini brembillesi per difendere l’entrata della valle dall’avanzata dei guelfi veneti. Un’altra teoria indicherebbe un’origine molto più antica, forse correlata con le grotte preistoriche presenti a Carnito. Appena superati i muraglioni, si arriva alla contrada di Pratonuovo, con la chiesetta di San Gaetano, Santo della provvidenza e, forse, protettore della Strada Taverna, vista la sua presenza anche a Catremerio nella parrocchiale e nella santella di Cà Meneghina. Pratonuovo si è formata durante lo sviluppo abitativo del 1700, attraverso una consistente operazione di disboscamento delle selve circostanti. Fino a non molti anni fa il borgo era molto conosciuto e, grazie all’influenza della potente famiglia dei Fustinoni, era il centro di una florida attività manifatturiera legata all’allevamento del baco da seta e alla tessitura dei filati su caratteristici telai. La mulattiera della Valle Brembilla sale poi alla Maroncella, bellissimo esempio di comunità contadina e di architettura rurale, oggi purtroppo completamente disabitata.

Ormai poche case resistono al tempo e all’abbandono; tra i ruderi di epoca settecentesca spiccano ancora l’antica taverna, la fontana, la casera, l’arco d’entrata alla piazzetta, un tempo chiuso da un portone e l’essiccatoio delle castagne. Rimangono un ricordo le grandi distese di terrazzamenti coltivati a grano, frumento, canapa, vite, caffè e miglio, intercalati dai bei castagneti da frutto che qui hanno caratterizzato il paesaggio fino agli anni Sessanta. Uscendo dalla contrada la mulattiera prosegue per un lungo tratto, lungo il quale si incontrano alcune fontane e abbeveratoi per il bestiame. E’ da osservare come a queste strutture della Valle Brembilla si accompagnino sempre manifestazioni votive e testimonianze di fede poste a protezione dell’acqua, risorsa indispensabile e simbolo della vita stessa. Il tracciato che si alza fino a raggiungere la costa del Tiglio è sicuramente il più suggestivo, per la visuale che si apre sulla pianura, ma soprattutto per il suo svolgersi sinuoso nei pascoli, sottolineato dai bei muretti a secco che delimitano la strada e che la rendono riconoscibile anche dall’osservatore più lontano. Sfiorate le case di Tiglio, il sentiero continua salendo a Castignola di Là e Muraca, contrade del borgo di Sant’Antonio Abbandonato di Valle Brembilla. Il nucleo di Castignola è di origini cinquecentesche e si possono osservare le caratteristiche architettoniche originarie di alcuni edifici. Il più importante è proprio l’antica taverna del 1507, che presenta una grande sala di dimensioni ed altezze insolite, con un grosso camino centrale e con un sistema di scale mediante il quale si accede alle stanze superiori. Il pavimento è ancora perfettamente lastricato con grandi pietre rettangolari. Gli edifici circostanti sono altrettanto antichi e mantengono le connotazioni proprie delle case contadine. Nelle vicinanze della contrada in località Muraca di Brembilla si può osservare un caseggiato rustico, con ballatoi esterni in buono stato di conservazione, su cui campeggia un affresco della Madonna della Corna-busa, datato 1807.

A poca distanza da qui si trovano i caratteristici sapèi, sentieri scavati nella roccia e utilizzati per spostarsi tra i fondi coltivati, evitando di calpestare il terreno e di danneggiare le coltivazioni. Da Castignola di Là il sentiero prosegue fino a giungere all’altra contrada di Sant’ Antonio, Castignola di Qua, anch’essa esempio di architettura contadina e nucleo abitativo montano di origine cinquecentesca. Oltre la contrada la strada prosegue pianeggiante per un paio di chilometri attraversando una suggestiva faggeta, fino a giungere all’abitato di Catremerio di Là. Dopo le recenti iniziative di restauro e ristrutturazione, promosse e realizzate dalle associazioni volontarie, Catremerio èdiventata un simbolo e una meta del turismo culturale. Qui è possibile osservare alcune caratteristiche del borgo rustico montano, con numerosi elementi ancora ben conservati e con evidenti testimonianze delle antiche attività rurali. Tutte le abitazioni sono disposte in circolo e si affacciano su una piazzetta che è stata recentemente ricostruita con selci di pietra locale, rispettando l’antica collocazione dei cordoli e del canale scolatoio. Gli elementi architettonici tipici delle case contadine del cinquecento e del settecento sono numerosi: gli interni a volta (silter), i giochi di ballatoi in legno che collegano i caseggiati, i comignoli e i bei tetti in coppi, i canali di scolo tracciati nel selciato, le edicole votive e tanti altri particolari. Da osservare anche il caratteristico porticato di passaggio che attraversa una abitazione e permette l’accesso alla mulattiera di collegamento con l’altra contrada e la chiesa. Molte delle case sono abitate ed è ancora evidente la vocazione contadina del borgo, testimoniata dalle numerose piccole stalle.