Bistorta

Polygonum bistorta

in dialetto è conosciuta come “Mèscündit”

Pianta erbacea perenne alta non più di 75 cm. dai delicati fiori rosa, appartenente alla famiglia delle Polygonaceae detta anche amarella, grespa, erba amara, erba serpentina. Si può trovare nei prati umidi (presso corsi d’acqua) e in genere sui terreni concimati della bergamasca tra i 900 e i 2000 mt. Il nome Polygonum deriva dal greco poly e gony, che significa “molti nodi” per gli steli molto nodosi che caratterizzano la famiglia delle Polygonaceae. Si tratta di una pianta con una parte del fusto sotterraneo (rizoma) che ogni anno produce nuove radici e nuovi fusti aerei. Le foglie sono basali con picciolo alato, oblunghe o lanceolate, intere o a margine finemente dentato. Tutte le foglie sono verdi nella pagina superiore e glauche in quella inferiore. I fiori di color rosa intenso, raramente bianchi, formano una densa spiga terminale, si schiudono procedendo dalla base verso l’apice dell’infiorescenza. Hanno 5 petali ovali, diritti mentre dal perianzio emergono 5-8 stami. Il pistillo ha 3 stili divisi. I frutti sono acheni lucidi, duri, trigoni, di colore bruno. Composti chimici della Bistorta: acido ossalico, amido, acido gallico, vitamina C, tannino e zuccheri.

Per scopi medicinali si utilizzano le foglie e il rizoma che si raccoglie in Primavera (le parti aere) e in Autunno (le parti ipogee); entrambe le parti si essiccano al sole e si conservano in contenitori areati. In genere si usano tramite decotti e infusi. Il medico botanico Pietro Andrea Mattioli, vissuto nel 500′, la consigliava con il decotto contro la incontinenza urinaria, le emorragie dell’utero, la dissenteria, nelle lesioni intestinali. Le proprietà mediche riconosciute oggi a questa pianta sono: astringenti, lenitive, febbrifughe, diuretiche, toniche, lassative ed emostatiche. Per uso interno si consiglia di utlizzare questa pianta in caso in caso di diarrea, catarro, cistite e mestruazioni abbondanti. Per uso esterno, invece, in caso di faringite, gengivite, perdite vaginali, fistole anali, ferite purulente, emorroidi e scottature. Mettendo in infusione, nell’acqua del bagno, una manciata di polvere del rizoma, opportunamente avvolta in un telo, si ottiene un ottimo bagno lenitivo e astringente; l’infuso è consigliato anche per i capelli grassi: frizionare il cuoio capelluto quotidianamente. Viene anche usata come anti tarma e contro gli insetti molesti. La corteccia del rizoma veniva usata come colorante per stoffe, bruno marrone. Le foglie primaverili vengono preparate in insalata o lessate come gli spinaci. Anticamente la radice veniva ridotta in farina e utilizzata per fare il pane.

Repertòre di èrbe e piante bergamasche de mangià (tratto dal libro “Profumi e sapori di un tempo”, a cura di Cristian Bonaldi
con la consulenza di Bonaldi Ruggero e Innocenti Maurizio – Corpo Forestale dello Stato)