Dopo oltre due giorni di pioggia ininterrotta il maltempo ha dato una tregua. Nella notte di venerdì la neve ha fatto la sua comparsa attorno ai 1500 -1600 metri di quota, dopo che per l’intera giornata era scesa a 2000 metri. Proprio a queste quote, sicuramente a causa della pesantezza del manto nevoso, si sono staccate piccole slavine che sono andate a riempire molti anfratti del fondovalle. Fenomeno
ben visibile lungo la parte alta del sentiero che da Valbondione conduce al rifugio Curo', nella zona a valle del Brunone o sulle pendici del monte Timogno, agli Spiazzi di Gromo.
Dopo le abbondanti nevicate cadute alle quote superiori è probabile che attorno ai 3000 metri il manto superi abbondantemente
il metro e mezzo di spessore. Ma le incessanti piogge, oltre a vanificare quasi completamente il lavoro effettuato nei giorni scorsi dai cannoni
sparaneve, hanno contribuito a creare alcuni smottamenti. Proprio nella serata di venerdi', quando a Valbondione erano quasi le 20.00, molte persone si sono affacciate alle finestre richiamate dal frastuono di alcuni sassi che precipitavano verso valle. Nella mattinata di sabato in molti hanno raggiunto la località Beltrame per verificare quanto accaduto. La traiettoria compiuta dai massi durante la loro fase di caduta libera verso
valle era ben visibile nel bosco a causa della presenza di numerose piante spezzate. Le rocce hanno fortunatamente terminato la loro corsa nei pressi
dell’alveo del Serio senza creare pericoli per la popolazione. Le case, in quel punto della valle, si trovano sul versante opposto rispetto a quello interessato dagli smottamenti e quindi lontane dalle traiettorie anche piu' imprevedibili.
La gente della contrada, soprattutto i piu' anziani, non si preoccupa troppo di un fenomeno che si ripete con una certa frequenza quando si verificano queste particolari condizioni metereologiche. A incutere qualche timore in piu', durante i periodi di forti nevicate, sono invece le valanghe della “Marsela” e della Val di Coca che arrivano a lambire le case di Pianlivere. La massiccia avanzata della vegetazione legata a inverni sempre meno nevosi dovrebbe pero' garantire un’efficace barriera.
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