Non è stata un'annata brillante per i nostri
rifugi alpini, non lo è stata soprattutto a causa del maltempo che ha imperversato in agosto. Ma la cattiva stagione non sembra essere l'unico problema che ha riguardato i nostri sentieri di montagna. Nonostante gli adeguamenti degli ultimi anni, diversi rifugi non offrono sistemazioni in sintonia con i tempi, per esempio gli alloggi notturni sono in cameroni, le docce non sono sufficienti. Decano dei rifugisti è Alessandro Seghezzi, 68 anni, metà dei quali trascorsi al
rifugio Alpe Corte, in comune di Ardesio: "Quando sono arrivato qua ero ancora giovane.
In 34 anni di cose ne sono cambiate, ho visto prendere quota il
Sentiero delle Orobie, ho visto i cittadini scoprire la montagna, ho visto arrivare i centri ricreativi estivi, le esigenze degli escursionisti aumentare. L'ultimo fenomeno è quello degli stranieri, ne vedo passare sempre di più. Trentaquattro anni sono tanti, il rifugio avrebbe bisogno di una manutenzione, il tetto è in cattivo stato, non ci sono le docce. Ventun'anni fa acquistammo la turbina per produrre energia elettrica in maniera pulita, usando la forza del torrente: non siamo riusciti mai ad avere l'autorizzazione e andiamo ancora avanti con il gasolio. Incredibile, ma è così. Il nostro rifugio è facilmente raggiungibile, bastano quaranta minuti di cammino, in pochi si fermano a dormire, quelli che fanno il Sentiero delle Orobie orientali in genere qui si fermano soltanto il tempo per un caffè e poi pernottano al
Rifugio Gemelli. La mia sensazione, comunque, è che negli ultimi dieci anni ci sia stato un calo di escursionisti che affrontano questo sentiero".
L'impressione è confermata al
rifugio Coca, a 1.892 metri di quota, sotto il Pizzo Coca, la montagna più alta delle Orobie. Al Coca si arriva, lungo il Sentiero delle Orobie, dal
Brunone, passando per il punto più alto del percorso, il Simàl, a 2.700 metri di quota. Dicono al rifugio: "È stata una stagione particolare, un luglio caldo, un agosto di pioggia e freddo. Di gente non se ne è vista tanta. Nemmeno di quelli che vengono su per un giorno salendo da Valbondione. Lungo il Sentiero delle Orobie non si incontrano molti bergamaschi, invece è discreto il numero di tedeschi, anche di olandesi e svizzeri". Al Coca di recente sono state installate due docce e la turbina per la produzione di corrente elettrica. Al
rifugio Curò, sul lago del Barbellino, si arriva in un paio d'ore, da Valbondione oppure, lungo il Sentiero delle Orobie, dal rifugio Coca, in tre o quattro ore di cammino.
A gestirlo, da 29 anni, ci sono i fratelli Martinelli. Dice Franco Martinelli: "Penso che questo sia il mio ultimo anno, forse i fratelli continueranno. Da quando abbiamo iniziato il numero di escursionisti è diminuito, soprattutto negli ultimi dieci anni, anche a causa dell'apertura di altri due rifugi in zona. Negli anni Ottanta c'erano notti da pienone che non sapevi dove mettere la gente a dormire. In questa stagione avremo avuto cento pernottamenti... È anche cambiato il modo di andare in montagna, la gente affronta percorsi impegnativi senza pernottare in rifugio. Secondo me, un calo c'è stato anche per il Sentiero delle Orobie, sono diminuiti i bergamaschi, forse perché tanti lo conoscono già. Invece negli ultimi anni si vedono più stranieri, tanti tedeschi. In Germania le Orobie sono conosciute anche per via di una guida scritta in tedesco da una signora, Maria Oberhöfer, libro che parla proprio del Sentiero delle Orobie". Manuel Losa è tra i gestori del rifugio Gherardi , sul Sentiero delle Orobie occidentali, a un'ora di cammino da Pizzino, in
Val Taleggio. "Il rifugio Gherardi è gestito da un gruppo di volontari che fa riferimento all'associazione Mato Grosso. Abbiamo settanta posti letto, due docce. Questa del rifugio Gherardi è una bella esperienza.
Devo dire che di ospiti che hanno affrontato il Sentiero delle Orobie occidentali ce ne sono stati ben pochi, una decina, forse. Il rifugio lo teniamo aperto tutto l'anno, vogliamo diventare un punto di riferimento per i Cre, per i gruppi, gli oratori". E quindi Gherardi eccoci al
Rifugio Benigni, a un paio d'ore di cammino lasciando l'auto sopra
Cusio, sulla strada dell'
Avaro. Il rifugio Benigni si trova a 2.220 metri di quota. Dicono al Benigni: "Il rifugio successivo al nostro, il
Rifugio Grassi, quest'anno è rimasto chiuso perché il Cai non ha trovato un gestore, quindi il nostro è diventato un punto di riferimento per gli escursionisti. Abbiamo avuto circa 500 pernottamenti. Non ho un numero preciso, ma penso che il Sentiero delle Orobie occidentali lo abbiano affrontato cento persone. Una trentina erano straniere".
Rifugio Calvi situato in alta Valle Brembana, ai confini con la Valle Seriana, e' uno dei piu' bei anfiteatri delle Prealpi Orobie. Circondato dalle Vette del Pizzo del Diavolo e Diavolino, Grabiasca, Madonnino, Ca' Bianca e Poris, ne fanno una conca panoramica di rara bellezza.
Rifugio Lecco aperto tutto l'anno. Proprieta' C.A.I. Lecco, 40 posti letto, servizi igienici, luce elettrica, bar ristorante. Raggiungibile dalla stazione superiore dell'ovovia, che collega Barzio ai Piani di Bobbio, oppure da Valtorta.
Rifugio Longo inizialmente è stato dedicato ai fratelli CALVI poi ai fratelli LONGO, costruito dal CAI di Bergamo nel 1923, il Fratelli Longo rifugio venne intitolato alla memoria dei Fratelli Longo.
Rifugio Madonna della Neve ospita Gruppi d'oratorio di giovani e adolescenti - gruppi di famiglie - ragazzi del c.r.e. Favorisce e promuove: Corsi di aggiornamento per educatori e animatori - campi scuola - incontri di formazione.
Rifugio Trifoglio - Rifugio Trifoglio, con il suo giardino di montagna e la sua esclusiva atmosfera.